L’evoluzione tecnologica è amica delle nostre cellule?
Tutti i processi vitali vengono controllati da oscillazioni e campi elettromagnetici.
Per molto tempo si è ritenuto che a nuocere alla salute umana fossero essenzialmente le radiazioni ionizzanti ad alta frequenza (per intenderci quelle dei raggi X), capaci per la loro energia di far saltare gli elettroni nei nuclei e causare mutazioni del DNA.
Quello che ormai sta emergendo invece da decine di studi, è che anche le radiazioni non-ionizzanti – caratterizzate da frequenze molto basse e medio-alte, come quelle emesse rispettivamente dagli elettrodotti e dai telefoni cellulari – sono pericolose.
I campi elettromagnetici diventano quindi un pericolo perché hanno la capacità di rendere instabile il nostro patrimonio cellulare, inducendolo a produrre proteine dello stress e disturbando la programmazione e l’espressione del DNA.
L’Epigenetica ci spiega che è vero che i campi elettromagnetici non determinano direttamente mutazioni al DNA.
Ma una esposizione alle radiazioni per più di un’ora, per più di dieci anni, potrebbe aumentare i rischi di sviluppare alcuni tumori (in particolare cerebrali).
Assistiamo già a un lieve aumento di questi ultimi.
Cosa intendiamo per campi elettromagnetici
I campi elettromagnetici a bassa frequenza ELF (dall’inglese Extremly Low Frequency) sono campi elettrici e magnetici oscillanti a frequenze comprese tra 0 e 300 Hz.
Questi campi rientrano nella gamma delle radiazioni non ionizzanti, hanno cioè un’energia insufficiente a stimolare fenomeni di ionizzazione o rompere legami macromolecolari.
I campi elettromagnetici di origine naturale sono estremamente bassi.
L’esposizione umana a campi ELF artificiali (50-60 Hz) è cominciata con la produzione, trasmissione ed uso di energia elettrica.
Questo ci fa ben capire a quante radiazioni siamo esposti nell’arco della giornata.
Le radiazioni dei campi elettromagnetici stimolano negativamente le nostre cellule
Per qualche decennio si è creduto che le radiazioni artificiali non fossero in grado di interagire con i sistemi biologici.
Grazie agli studi epigenetici si è approfondito che, quando un organismo biologico viene interessato da un campo elettromagnetico, si verifica un disturbo dell’equilibrio elettrico a livello molecolare, vengono cioè stimolate direttamente le cellule eccitabili, come quelle del tessuto nervoso e muscolare.
Quando l’effetto biologico è tale da non essere compensato naturalmente dall’organismo, assistiamo ad un danno alla nostra salute.
Quali sono le cellule più colpite dalle radiazioni?
Studi scientifici hanno dimostrato che le cellule più sensibili a queste radiazioni sono da un lato le staminali (cioè quelle che rinnovano gli organi e che sono implicate anche nel cancro), dall’altro le embrionali.
Quanto queste radiazioni incideranno nei processi di sviluppo, sarà evidente nei prossimi decenni.
Già, d’altra parte è evidente come sia in atto un grande aumento delle patologie legate ai disturbi del neurosviluppo in tutto il nord del mondo.
Parola d’ordine contro le radiazioni è protezione
Già nel 2000 l’OMS, sosteneva che, pur non essendovi alcuna prova decisiva che l’esposizione agli ELF provocasse danni al DNA e che fosse responsabile di un aumento delle patologie cancerose, fosse auspicabile adottare rigorosi principi precauzionali e opportune misure di sicurezza.
L’evoluzione dell’Epigenetica di questi anni non ha fatto altro che rafforzare queste cautele.
Sono stati prodotti risultati, in particolare quelli in ambito biologico, che dimostrano la pericolosità delle radiazioni non-ionizzanti per la salute umana e dovrebbero imporre grande cautela, soprattutto per quanto concerne l’esposizione sempre più precoce e diffusa di bambini, embrioni e feti.