Il giudizio è figlio della paura ed è quello che più ci condiziona nella vita di tutti i giorni.
Giudicare se stessi, è un aspetto del giudizio, giudicare gli altri un altro.
I giudizi che derivano dalla dinamica della paura fanno sì che si crei, nella nostra mente, una sorta di reazione a catena che per lo più tende alla convalida.
Nel subconscio si rimbalza da un’emozione disfunzionale che porta delle sensazioni negative, ad altri tipi di pensieri disfunzionali che portano ad altre sensazioni negative.
Tutto ciò crea dei veri e propri atteggiamenti cronici.
Dovremo avere più attenzione a ciò che provoca dentro di noi un certo comportamento, piuttosto che giudicarlo fine a se stesso.
Il giudizio sugli altri è frutto di un sistema predefinito
Molti giudizi li abbiamo acquisiti, non sono frutto di un’esperienza diretta.
Possiamo giudicare di una persona un comportamento circoscritto, in uno spazio circoscritto, in un tempo circoscritto, ma non vuol dire che conosciamo quella persona.
Ognuno ha dei giudizi diversi, questo ci dimostra che la realtà non è oggettiva.
Abbiamo da sempre un’idea sulle tematiche che ci toccano, determinata dal proprio percorso personale.
Possediamo un sistema di giudizio che giudica gli altri e attraverso cui siamo giudicati, ecco perché spesso quando giudichiamo ci sentiamo a disagio.
Il giudizio sugli altri può avere due dinamiche, o è qualcosa che giudichiamo in noi stessi e quindi abbiamo bisogno di vederlo riflesso, oppure rappresenta quei pochi aspetti in cui ci sentiamo guariti, forti.
Il giudice interiore influenza gran parte delle nostre giornate
Il giudice interiore è dentro ognuno di noi.
Si esprime in un giudizio o in una preoccupazione, una spinta, un’ansia a fare, un biasimo.
Possiamo vederlo come quella voce dentro di noi che non ci fa sentire in pace.
Quello che attiva in noi sono divieti, speranze dei genitori, codici morali e comportamentali della società in cui siamo cresciuti, e questo crea una sorta di griglia che, per sentirci a posto, dobbiamo rispettare.
Quando questo non succede, ci fa sentire sbagliati, fa scattare il senso di colpa, la punizione.
Il giudizio interiore influenza il 90% della nostra giornata, perché sempre impegnato a giudicare, criticare, confrontare.
Finché comanda lui, non ci può essere consapevolezza, che riuscirà a comparire solo attraverso una crescita interiore, una fioritura, una maturazione.
Le categorie di giudizio e la componente emotiva
Il giudizio si suddivide in varie categorie:
- gli stereotipi, che sono una semplificazione in cui cerchiamo di portare tutto ciò di cui abbiamo paura o che vogliamo controllare, in categorie generiche;
- i pregiudizi che sono legati agli stereotipi e spesso li precedono;
- la discriminazione
La cosa più importante di questa capacità è la componente emotiva.
Le emozioni negative più comuni legate al giudizio sono: vergogna, rabbia, frustrazione, depressione e amarezza.
Far crescere la consapevolezza diminuisce il potere del giudizio
Se guardiamo gli altri con gli occhi del cuore, vedremo la loro essenza, la loro natura interiore, diversamente da quello che giudichiamo tutti i giorni.
Con gli occhi del cuore vedremo ciò che hanno di bello in modo più chiaro.
Anche per quello che riguarda il giudizio di se stessi, se guardiamo con gli occhi del cuore, riusciremo a vedere il nostro valore unico, mentre, normalmente, il modo con cui ci guardiamo allo specchio è determinato dalla mente che cerca imperfezioni.
Grazie allo sguardo più profondo, riconosceremo che stiamo giudicando e, in quel momento, avremo un picco di consapevolezza.
Il riconoscimento provocherà immediatamente un’espansione del cuore e della consapevolezza.
Scopri come smettere di giudicare e sentirsi giudicati, nel webinar di Maurizio Pirero, Fondatore di PROUMAN.