La “luce che cura” è un concetto che a molti può risultare una novità, ma le potenzialità curative della luce furono scoperte più di cento anni fa.
E le origini dei primi studi scientifici sono proprio in Italia.
Quando nasce la fototerapia
Antonino Sciascia, medico siciliano, è riconosciuto come il pioniere della fototerapia di cui descrisse l’utilizzo nel 1892 al XIII Congresso Oftalmologico di Palermo e nel 1894 all’XI Congresso Medico Internazionale di Roma.
Fu lui a inventare il fotocauterio, uno strumento composto di due cilindri concentrici del diametro di 25 centimetri e lunghi 50 centimetri, scorrevoli uno dentro l’altro, regolati da un meccanismo a cremagliera, muniti di manopole di regolazione per mettere a fuoco le lenti alloggiate all’interno.
Il fotocauterio fu il primo meccanismo per la concentrazione del fascio luminoso in un cristallo di vetro cromatizzato con un particolare colore.
Gli studi italiani portano al Nobel
Nel 1893 gli studi nati in Italia furono ripresi da Niels Finsen, medico faroese, che nel 1893, iniziò a dedicarsi a tempo pieno allo studio della fototerapia, tantoché nel 1896 fondò a Copenhagen l’Istituto di Fotomedicina.
Non solo, grazie ai suoi studi ricevette nel 1903 il Premio Nobel per la medicina o la fisiologia.
Le prime cure con la luce
Finsen applicò per primo la luce solare, opportunamente filtrata, per trattare delle lesioni cutanee causate dal vaiolo, una malattia determinata da virus.
Le radiazioni appartenenti all’estremità rossa dello spettro solare, opportunamente liberata dalle parti pericolose, si dimostrò utile nel promuovere la guarigione delle lesioni.
Il passo successivo furono ricerche sul trattamento del lupus vulgaris, una malattia sfigurante della cute, causata da batteri. Concentrando una luce artificiale attraverso un prisma, Finsen espose i tessuti malati a elevate concentrazioni di luce ultravioletta. Il metodo si dimostrò molto efficace.
Le patologie della cute si risolvono con la luce
In verità già il popolo Egiziano sapeva dei benefici della luce solare, ma le evidenze scientifiche hanno dovuto attendere diversi secoli.
Le applicazioni della fototerapia sono cresciute da fine ‘800 ai giorni nostri, incrementandosi sempre di più e superando lo scetticismo iniziale.
Nel corso degli anni sono stati effettuati numerosi studi che hanno evidenziato come l’impiego di questa terapia, per il trattamento di determinate patologie, abbia portato ottimi risultati clinici e abbia migliorato la qualità di vita dei pazienti.
Si sono curate:
– La vitiligine, un disordine della pigmentazione cutanea su base autoimmune, caratterizzata dalla comparsa di chiazze bianche sulla pelle.
– La dermatite atopica, un eczema costituzionale che interessa il bimbo dal 3°-4° mese di vita.
– La psoriasi, una malattia infiammatoria a decorso cronico che colpisce la cute, ma che può anche interessare le articolazioni e le unghie.
Tutte queste malattie ora possono essere risolte attraverso la luce.
Dalle cure alla cute al futuro
Il trattamento delle patologie cutanee è solo la prima delle applicazioni della “cura con la luce”.
Le applicazioni in molte altre malattie, psicologiche in primis, sono ormai consuete.
E questo sarà solo “un inizio”.