Nel precedente articolo ci siamo chiesti quanto siamo felici, ora chiediamoci “perché è tanto difficile essere felici”?
Tutti abbiamo la sensazione di voler essere felici, poi molto spesso quando abbiamo l’opportunità di lasciare andare qualcosa che ci appesantisce, che non ci fa essere felici, non lo facciamo.
Ci sono delle forze dentro di noi, quelle che lo scrittore e oratore tedesco Eckhart Tolle chiama “corpo di dolore”, che in realtà, a livello molto profondo, del subconscio, dimostrano esattamente l’opposto di ciò che noi dichiariamo.
Di fatto la felicità ci sottrae molte cose, ci porta via tutto ciò che abbiamo sempre voluto, tutto ciò che siamo sempre stati.
La felicità da un certo punto di vista, ci distrugge.
L’infelicità nutre il nostro ego
L’infelicità nutre il nostro ego, la felicità quindi, in sintesi, è assenza di ego.
Quando lasciamo andare l’ego, i condizionamenti, i nostri attaccamenti, tutto ciò che ci portiamo come pesanti fardelli sulla schiena, di colpo quel lasciare andare, quella leggerezza, è spazio per la felicità, la percezione più forte che riceviamo.
Nei secoli abbiamo imparato un sottile meccanismo: reprimere la felicità ed esprimere l’infelicità.
Dobbiamo invece far cadere l’infrastruttura che tiene in vita l’infelicità.
Scegliere la felicità
La felicità percepita tra persone con la stessa positiva vibrazione diventa ancora più grande.
Dobbiamo scegliere la felicità perché una persona felice non può essere manipolata.
La felicità crea un potere incredibile, porta lontano dalla dipendenza, dall’attaccamento, è un percorso verso la libertà, una libertà che non ha nulla a che vedere con ciò che accade all’esterno.
Prenderci la responsabilità di imparare ad essere più felici, è il più grande servizio che possiamo fare all’umanità.
Impariamo a prestare attenzione alle persone felici e non solo a quelle infelici.
Imparare il linguaggio della felicità
Dobbiamo imparare un nuovo linguaggio, il linguaggio della salute, della completezza dell’integrità, della felicità.
L’infelicità non richiede talenti, non richiede grandi qualità.
La felicità, invece, richiede talenti, genialità, creatività.
Creare qualcosa, non in senso strettamente artistico, rende felici: che sia creare un’amicizia, una poesia, una pietanza, una danza.
Se creiamo, cioè facciamo un’attività per cui abbandoniamo quella serietà che l’ego ci porta, lasciamo che qualcosa si apra dentro di noi.
La meditazione che ci apre all’intelligenza e alla felicità
Per essere felici bisogna anche avere intelligenza. L’intelligenza non figlia di un’estrema cultura, ma quella che proviene dal centro del nostro essere, che ci rende in qualche modo ribelli e ci spinge anche nell’ignoto.
Perché camminando nell’ignoto creiamo la nostra strada. Anche camminare nella nebbia porta al sole, il sentiero lo creiamo mentre camminiamo.
Grazia alla meditazione possiamo far emergere la nostra intelligenza, possiamo essere meno dipendenti dal nostro ego, più intelligenti e creativi.
L’intelligenza ci da il coraggio di affrontare la vita e uscendo da quelle che sono le credenze limitanti, ci fa vedere come possiamo essere creativi, fa sorgere in noi un’urgenza.
Solo così possiamo essere felici.