Di felicità se ne parla molto spesso, ma sappiamo davvero valutare se siamo felici?
Ti sei mai chiesto qual è il tuo livello di felicità?
Prenditi qualche minuto e prova a valutare, dentro di te, quanto sia la tua felicità, in una scala da 1 a 10. Dove 1 significa che ti senti in una situazione in cui non sei a tuo agio, mentre 10 è la felicità di quei momenti in cui pensi che cosa più bella non possa accadere.
Per molti di noi il risultato è davvero insufficiente….come mai?
La felicità è nel vivere il momento presente
La felicità ha molto a che vedere con il “vivere il momento presente”, concetto inflazionato e molto frainteso.
Nel sentire comune ormai si ha sempre la sensazione che si debbano trasformare le cose, cambiarle, per essere felici, per sentire che la vita che stiamo vivendo abbia un significato, un senso.
In realtà il nostro essere qui e ora, essere nel momento, ha a che vedere con l’abbracciare la condizione del momento presente: a volte stiamo male e dovremmo saper abbracciare anche la situazione di non benessere.
Solo che siamo spinti sempre all’idea che quando otteniamo dei risultati all’esterno, o creiamo certe condizioni, solo allora, finalmente, ci possiamo rilassare.
Se ci guardiamo intorno, vediamo persone che hanno raggiunto tutto, o molti dei progetti che avevano in mente, degli obiettivi, e pensiamo che siano felici, in realtà, troppo spesso accade che questa realizzazione non sposti di una virgola la loro percezione di felicità, la loro felicità autentica.
Perché scegliamo di essere infelici
Paradossalmente l’infelicità ha molto cose da darci, cose che la felicità non può darci.
Dovremmo vedere la felicità come un fenomeno universale, che non ha niente di speciale.
Invece la vediamo come un enorme traguardo da raggiungere.
Se ci guardiamo intorno, l’intera esistenza, natura e animali, è in un costante flusso di felicità.
Tutto tranne l’uomo, l’unica eccezione.
Quando siamo infelici, in qualche modo, potremmo dire che siamo “straordinari”: gli amici ci fanno visita per consolarci, la famiglia si prende cura di noi.
Quando siamo felici, gli stessi amici, magari diventano addirittura gelosi.
Una persona felice ferisce l’ego degli altri, scatta un meccanismo inconscio che dice “come può essere felice quando noi tutti siamo in tanta infelicità?” .
Le persone non credono che tu possa essere felice, magari pensano che tu stia nascondendo qualcosa, un segreto, che sia solo una facciata e la tua felicità non sia reale.
L’infelicità avvolge in una sorta di aureola di rispetto, la gente prova più amicizia e simpatia per chi è infelice.
Stiamo educandoci a vivere infelici, perché essere infelici vuol dire essere amati, avere attenzione e cura.
Chiaramente non dovrebbe essere così, ma l’opposto, e questo si riflette anche a livello di scelte politiche, sociali, ambientali.
È un imprinting che abbiamo da bambini: se il bambino è felice e gioca i genitori non gli stanno addosso, se per qualche motivo non sta bene, accorrono.
Per un gioco dell’ego, quando l’altro sta male, noi ci sentiamo più utili.
Essere autentici è la base per ricevere la vera felicità
La chiave della felicità è comprendere che le cose mutano costantemente, cambiano, è una condizione naturale dell’uomo, una legge della natura, che le cose mutino costantemente.
Avere una vita sistemica e molto ripetitiva fa sentire al sicuro, ma non è la felicità.
Essere autentici è la base per ricevere la vera felicità.